Scritto in prima persona narra le vicende di Charlotte, personaggio davvero fuori dagli schemi, con un passato altrettanto particolare, fatto di sangue altrui versato, di inquietanti scheletri nell’armadio.
Ricca, priva di scrupoli, coinvolta in affari illeciti, cinica, fredda e determinata, in qualità di chimica lavora a una formula che dovrebbe trasformare l’uranio in un’energia green.
Non c’è amore nella sua vita, consacrata al dio denaro e alla ricerca, e negli archivi della memoria ha seppellito un episodio terribile, una colpa, che l’ha marchiata per sempre, lasciandole in eredità pesanti strascichi.
Per lei “il fine giustifica i mezzi”, è estremamente razionale. L’unica debolezza che ha sono gli attacchi di panico che tiene a bada assumendo quotidianamente un farmaco.
Anche se come giallo è ben congegnato, anche se lo stile secco, asciutto, nervoso, essenziale, quasi telegrafico è giustificabile perché rispecchia il comportamento sbrigativo e privo di calore umano della protagonista/voce narrante, questo libro non è riuscito a coinvolgermi.
Probabilmente la ragione va ricercata nell'assoluta mancanza di empatia con la protagonista femminile che non fa niente per risultare gradevole per il lettore, e anche questo aspetto si intona perfettamente con il suo carattere, solitario e freddo, che solo in qualche rara ed estrema occasione tradisce un barlume di umanità.
Il gesto da lei compiuto al termine della narrazione, che ora non riporterò per evitare di anticiparvelo svelandovi il finale, in parte, la riscatta, ma non è sufficiente a renderla gradita al lettore e trattandosi della protagonista questo non depone a favore del romanzo.
Va aggiunto che è sempre buona norma non esagerare con la connotazione negativa di un personaggio e, purtroppo, nel caso di Charlotte, protagonista di "Giallo 238", tale aspetto non è stato tenuto in sufficiente considerazione.
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