Un racconto dall’incipit distopico e pennellato di fantascienza. Un protagonista misterioso, provvisto di coda, funge da voce narrante. Ovviamente non appartiene al genere (dis)umano che l’autore dipinge come egoista, crudele, nevrotico, aggressivo, distruttivo, eppure vorrebbe assomigliargli lo stesso. Sì, perché questo essere atipico, pur riscontrando nell’uomo molteplici difetti, ne apprezza moltissimo la predisposizione per l’arte. Perché in fondo l’arte che cos’è se non il prodotto della parte migliore di un essere umano? Così come la curiosità e la speranza, aspetti che certo appartengono in larga misura anche all’autore, così come una diversità intesa come originalità. Luca Tescione è una sorta di Ulisse moderno, animato dalla smania continua di conoscenza, perennemente in viaggio e che poi questo sia reale o metaforico poco importa. Anche l’arte in fondo è una forma di viaggio che spinge chi la pratica a valicare i cancelli del finito anelando a qualcosa che, nella più plausibile e auspicabile delle ipotesi, rimarrà irraggiungibile… e guai se non lo fosse! La vis creativa ne risentirebbe fino a spegnersi.
Che dire poi della speranza? Quella che contro ogni ragionamento logico spinge il protagonista/voce narrante, unico superstite di una devastazione che ha reso il nostro pianeta inabitabile, ad aspettare che una navicella spaziale guidata dagli umani venga a prelevarlo dopo che il Viandante, altro misterioso personaggio, dopo un lunga ricognizione nello spazio, avrà finalmente individuato un nuovo pianeta adatto ad ospitarli?
E infine la Terra fattasi, a causa dell’uomo e delle sue azioni, oltre che inospitale, deserta, arida e silenziosa, “ora che è sempre più difficile spostarsi e non c’è più nessuno da incontrare”, non ci rimanda, per certi aspetti, a questa nostra condizione odierna di reclusi, ostaggi di una pandemia che ha ridisegnato regole e abitudini stravolgendole e isolandoci sempre di più.
E anche in questo caso cosa sarebbe la nostra esistenza senza la speranza in un futuro migliore, in un esito felice che ci restituisca alla normalità perduta?
“Loro torneranno” è un racconto breve, scorrevole e ricco di significato, che fa riflettere sulla natura umana, i suoi pregi e i suoi difetti sulla funzione dell’arte, sulle conseguenze delle azioni scellerate degli uomini e sul valore inestimabile del sentimento della speranza che è alla base della vita stessa.
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