"Non era il mio cane" è una storia ricca di sentimento, l’ennesima testimonianza della sensibilità della scrittrice e poetessa Gabriella M. Ronchi. Un racconto, questo suo, che tocca le corde più sensibili del lettore partendo dall'amore per un cagnolino, Ringhio, in realtà non proprio ma che col tempo diverrà come tale. Infatti, grazie a una quotidianità condivisa, durante le vacanze, nella casa di campagna della protagonista, Camilla, fra il vivace quattrozampe e la donna si instaurerà un legame speciale.
In “Non era il mio cane”, Camilla rievoca in maniera toccante il suo passato, le sue radici familiari introducendoci con semplicità e naturalezza nel suo mondo, fatto di legami familiari, di gioie semplici e di amore per la natura e per la vita.
Nella narrazione a un certo punto si inserisce la struggente storia di una badante marocchina, Karima, segnata da una serie di vicissitudini, di sacrifici e caratterizzata da una grande voglia di riscatto. Questa figura dà il là all'autrice per toccare il tema del razzismo e dell’emarginazione, piaghe che andrebbero combattute, perché giudicare un essere umano in base a dei pregiudizi è quanto di più ingiusto possa esserci al mondo. Il personaggio di Karima offre anche l'occasione per parlare della condizione femminile, della violenza di genere, di come un’unione nata con le migliore speranze, come quella di Karima con suo marito, possa trasformarsi in un incubo.
Le ultime pagine grondano sentimento e nostalgia, preparate i fazzoletti, se avete il cuore tenero. L’autrice dimostra di saper parlare perfettamente il linguaggio del cuore e, con uno stile semplice ma incisivo, fa commuovere il lettore toccando con innegabile maestria tasti che sono universali,
“Non era il mio cane” di Gabriella M. Ronchi è una lettura intrisa di delicatezza, un amarcord che mi sento di consigliarvi, certa che vi scalderà il cuore.
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