"PASSAVA IN BICICLETTA SOTTO LA MIA FINESTRA" di M. T. Casu
Questo romanzo, dal titolo evocativo, narra la storia di una coppia di neo sposi che dopo due soli anni di matrimonio viene divisa dalla Seconda Guerra Mondiale.
La narrazione è condotta in prima persona.
Le esistenze degli sposini scorrono parallelamente, fra tante incertezze. Le lettere che si scambiano, copiose, non sempre arrivano a destinazione oppure pervengono con notevole ritardo e filtrate dalla censura.
A un certo punto Giuseppe viene fatto prigioniero e detenuto in un campo inglese nel quale subisce umiliazioni e torture, soprattutto in seguito ai suoi due tentativi falliti di fuga.
L’autrice è molto abile a descrivere gli stati d’animo di tutto il nucleo familiare di Ada, voce narrante di questa storia, inclusi i parenti più stretti del marito. L’emotività, in quel periodo più che mai, è considerata una debolezza, della quale si viene prontamente rimproverati. A questo proposito, colpisce in maniera particolare la forza che Ada, suo malgrado, è costretta a fingere ed ostentare: non può piangere davanti al figlioletto che non ha mai conosciuto suo padre, per non rendere ulteriormente penosa la sua infanzia.
Sugli anni della guerra grava una nube scura. La quotidianità viene stravolta dagli eventi. Si vive in un clima di permanente incertezza, nell’attesa del rientro dal fronte dei propri cari, fra illusioni e disillusioni, povertà e bombardamenti. Tanti sono giovani e meno giovani che non faranno più ritorno a casa.
“Passava in bicicletta sotto la mia finestra” di Maria Teresa Casu narra la storia della sua famiglia, a giudicare dal vasto carteggio su cui si basa.
In qualche passaggio la narrazione si fa pesante. Eccessivi il dolore e il senso di impotenza che trasudano dalle lettere che Ada e Giuseppe si scambiano e che per certi versi si assomigliano un po’ tutte, intrise della stasi e del clima di profonda incertezza di quegli anni bui.
Il libro, per il resto di piacevole lettura, contiene molti riferimenti alla storia di quel periodo: al Fascismo, alla Seconda Guerra Mondiale e anche alla profonda crisi economica che caratterizzò il Dopoguerra. È un misto fra il romanzo d’amore, lo storico e l’epistolare.
L’autrice ci parla della condizione femminile dell’epoca, molto diversa da quella odierna: le giovani donne venivano sorvegliate a vista dai familiari. Godevano di pochissima libertà. La loro istruzione era molto limitata. Dovevano “accontentarsi” del ruolo di mogli e di madri. Il fatto che lavorassero, a meno che in famiglia non ce ne fosse un grande bisogno, non era visto di buon occhio.
Maria Teresa Casu, pur con delicatezza, insiste volutamente sulle ferite dell’anima frutto di quegli anni incancellabili. Il conflitto mondiale, voluto dai potenti per i loro biechi interessi, con i suoi orrori, opera una selezione naturale: sopravvivrà solo il più forte.
Del resto come si legge fra queste righe ricche di storia, di pathos e di memorie, “Al termine di una guerra, anche i vivi sono morti.”
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